INSEGNACI A PREGARE!
Sentiamo la sorpresa e lo stupore per le parole che i discepoli rivolgono a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Viene spontanea una domanda: Si può insegnare la preghiera? Non è forse la preghiera un’effusione spontanea del cuore, per cui nella preghiera lasciamo uscire i nostri sentimenti, i desideri più intimi, personali, profondi? Nell’insegnare la preghiera non c’è il rischio di renderla rigida, di farla crescere secondo delle regole? Meccanica, impersonale, non spontanea e sincera? Eppure i discepoli dicono: «Signore, insegnaci a pregare». Perché? Perché la preghiera, secondo la S. Scrittura, è anzitutto dialogo, è incontro e comunione. Per questo la preghiera presuppone la conoscenza di Dio, così come presuppone la coscienza di quello che noi siamo davanti a Dio. Non è solo un dire a noi stessi, ma è un dialogare con il Signore, che è un altro, è il tu della nostra vita. Ed è importante, se vogliamo che il dialogo funzioni, che abbiamo l’immagine corretta del Dio al quale ci rivolgiamo.
Allora chiedere: “Insegnaci a pregare”, è lo stesso che chiedere: insegnaci a comprendere chi è Dio: a conoscere il suo volto e il suo cuore; insegnaci a capire quello che noi siamo davanti a Dio: la nostra identità di creature.
“Insegnaci a pregare”, rivolto a Gesù, vuole indicare questo: i discepoli sono convinti che Gesù sappia qualche cosa del mistero di Dio; qualche cosa che gli altri non conoscono, che lui solo è in grado di insegnare. È come quella domanda che Filippo rivolge a Gesù, durante l’ultima cena: “Mostraci il Padre” (Gv 14,8); facci vedere cioè la sua faccia, il suo volto; vogliamo comprendere quali sono i suoi sentimenti, i suoi atteggiamenti nei nostri confronti.
Ed è significativo che i discepoli abbiano fatto questa domanda, mentre Gesù: «si trovava in un luogo a pregare...». Sembra cioè che i discepoli abbiano visto la preghiera di Gesù e abbiano incominciato a desiderarla. Una preghiera apparsa così bella, così desiderabile, da volerci entrare dentro, da volerne essere partecipi. La risposta del Signore è quella preghiera che noi abbiamo imparato a recitare da bambini, che ci è stata consegnata al momento del Battesimo e che, in qualche modo, è il distintivo della fede cristiana: il “Padre nostro”.