GESÙ, EVANGELIZZATORE MANCATO
Dopo che Gesù nella sua città ha letto ai suoi concittadini il brano di Is 61,1-2 e ha spiegato che essi in questo momento hanno sperimentato il compimento di questa parola di Dio, troviamo da parte degli abitanti di Nazaret una duplice e contrastante reazione, prima di meraviglia e poi di indignazione. In un primo tempo la reazione della gente è molto favorevole: “essi - dice il testo - erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. Poi molti si chiedono: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”, riconoscendo in Gesù uno di loro e prendendo un atteggiamento possessivo.
Gesù lo intuisce: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Ciò che ha fatto a Cafarnao, la gente vuole che lo faccia adesso nella sua patria. Gesù non può accettare questo atteggiamento. Non accetta un amore possessivo, ma invita gli abitanti di Nazaret ad avere il cuore aperto, a pensare agli altri, non a se stessi. Perciò dice: “nessun profeta è bene accetto nella sua patria”. E porta due esempi: quello di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e la siccità provocò una carestia tremenda. C’erano in quel tempo molte vedove in Israele – il paese di Elia -, ma a nessuna di essa fu mandato il profeta, se non a una vedova straniera. Secondo esempio: quello di Naaman, il siro; tra molti lebbrosi in Israele fu purificato uno straniero, non un israelita. Ecco il modo di comportarsi di Dio. Questo messaggio non è accettato dai compaesani, anzi provoca un’amara delusione. L’amore possessivo si trasforma alla fine in odio, perché deluso.
Quest’episodio, come si può immaginare, è un anticipo della reazione del popolo giudaico: perché i discepoli di Cristo hanno propagato la buona notizia, cioè hanno proposto il messaggio di liberazione ai pagani, la maggioranza dei Giudei si sono rivoltati contro di loro.
Certo, per Gesù sembra non essere un bell’inizio del suo ministero. Commenta a tal proposito il card. Martini: «Non finisco di stupirmi perché Luca cominci la presentazione dell’attività pubblica di Gesù con un episodio che si potrebbe intitolare: “Gesù evangelizzatore mancato”. Gesù non è riuscito, non si è fatto capire, non si sono intesi e ha dovuto partire in tutta fretta… Perché questo modo strano di presentarsi di Gesù secondo il Vangelo?...» (L’Evangelizzatore in san Luca, 24-25).