UN TEMPO PER DIVENTARE UOMINI NUOVI
Rispetto agli altri evangelisti, Marco racconta il brano delle tentazioni di Gesù nel deserto in modo molto scarno. Si tratta di due versetti semplici, ma carichi di simboli e allusioni. Egli non riferisce singoli fatti, ma descrive uno stato; non parla di nessuna azione o reazione di Gesù. Non dice che egli ha digiunato o pregato. Narra soltanto che per tutti i quaranta giorni Gesù è tentato da Satana, è tra le bestie feroci e gli angeli lo servono, cioè gli forniscono cibo. In poche righe vengono cioè chiarificati i suoi rapporti con gli esseri viventi inferiori e superiori.
Il termine ebraico satan significa letteralmente “avversario”, ma sappiamo che nella bibbia a questo personaggio sono attribuiti diversi titoli: il serpente, il tentatore, il nemico, l’accusatore, il calunniatore, il divisore, il mentitore. Si comprende come ognuna di queste realtà esprime bene quella complessa sfera del male di cui satana è il primo responsabile. Da parte sua Marco non indica il contenuto della tentazione, né alcuna reazione di Gesù. Tuttavia fa parte dell’esperienza umana di Gesù e della sua solidarietà con gli uomini il fatto di essere tentato.
Il deserto è il luogo della prova, ma anche della purificazione e della comprensione della propria identità. Il riferimento alle bestie selvatiche è un’altra indicazione misteriosa. Nella tradizione profetica questi animali sono il segno del giudizio o del castigo, ma il messia potrà giocare vicino alla buca dell’aspide e mettere la mano nel covo di serpenti velenosi (Is 11,8). La loro presenza segnala che è ormai riconquistata quell’armonia dell’uomo con la natura che si era perduta con il peccato. Gli angeli, infine, appartengono all’immediato ambito di Dio e agiscono solo per suo ordine. Se servono Gesù, questo indica quanta cura Dio ha per lui e quanto egli è legato a Dio.
In questa prima domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta dunque Gesù che nel deserto, lontano dall’umanità, si dimostra come l’uomo nuovo, perché non sottostà al tentatore come Adamo, ma gli resiste e rimane fedele a Dio. Per questo la Chiesa, durante questo tempo forte, vuole ricordarci che la vita cristiana è, di per sé, una lotta seria, pericolosa e il suo esito è incerto. In questi quaranta giorni anche noi abbiamo bisogno di andare nel deserto del nostro cuore per recuperare il senso vero della vita, difendendoci dalla tentazione e producendo frutti di conversione. E questo perché, come scriveva Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe, «nel deserto un uomo sa quanto vale: vale quanto valgono i suoi dèi», cioè i suoi ideali, le sue risorse interiori.