IL DONO DELLA SAGGEZZA
Nella celebre parabola delle dieci vergini l’evangelista Matteo dà una chiara lezione di sapienza. Fin dall’inizio cinque vergini sono presentate come “sagge”, “avvedute”, “previdenti”, “intelligenti”, e cinque altre come “stolte”, “sprovvedute”, “sciocche”, “poco intelligenti”. Chi legge non ha dunque difficoltà ad immaginare che le prime agiranno di sicuro “bene” mentre le altre “male”. Ciò che contraddistingue i due gruppi è il fatto che le une si procurano olio sufficiente per le loro lampade, cosa che invece non fanno le altre.
Considerando le abitudini del tempo, è ragionevole pensare che le dieci giovani stavano in casa della sposa in attesa che fosse loro annunciato l’arrivo dello sposo per mettersi in corteo. Le lampade erano spente e, al momento giusto, quelle che avevano l’olio le accesero, mentre le altre scoprirono di non essersi procurate l’olio. Commenta il cardinale Martini: «non si tratta semplicemente di una imprevidenza causata dal ritardo dello sposo, ma di una incomprensione totale di come va accesa una fiaccola; è una stoltezza quasi iperbolica e mostra che hanno perso completamente il senso del loro servizio». Queste vergini - potremmo dire - si sono accontentate di fare solo il proprio dovere e hanno assicurato solo il minimo (la lampada con dentro l’olio).
Le vergini prudenti invece si sono procurate in anticipo una scorta di olio per le loro lampade. Hanno cioè “previsto” quello che poteva accadere e hanno agito di conseguenza preoccupandosi di far fronte ad ogni eventualità. Sono definite “sagge” perché hanno saputo valutare ogni cosa con realismo e con concretezza, prevedendo e pensando prima di agire.
Le vergini stolte, nel senso originario della parabola, sono quei discepoli che, ascoltando le parole di Gesù, non ne hanno capito il significato, non hanno capito che vanno tradotte nella vita. Le sagge, al contrario, come l’uomo avveduto che costruisce la sua casa sulla roccia, sono coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica.
Il rischio della superficialità e dell’approssimazione è un rischio sempre in agguato, anche per i credenti di oggi. Occorre chiedere a Dio la vera saggezza, che non è succube del presente, ma che nel presente riesce a guadagnare il futuro. Il cardinale san J.H. Newman, in una bellissima preghiera, la chiedeva così: «Guidami, dolce Luce; attraverso le tenebre che mi avvolgono guidami Tu, sempre più avanti! Nera è la notte, lontana è la casa: guidami Tu, sempre più avanti! Reggi i miei passi: cose lontane non voglio vedere; mi basta un passo per volta. Così non sempre sono stato né sempre ti pregai affinché Tu mi conducessi sempre più avanti. Amavo scegliere la mia strada, ma ora guidami Tu, sempre più avanti! Guidami, dolce Luce, guidami Tu, sempre più avanti!».