«IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA»
La liturgia della Parola della V domenica di Quaresima ci mette di fronte a uno dei testi più commoventi del Nuovo Testamento: il racconto della risurrezione di Lazzaro. Un racconto così dinamico, drammatico e coinvolgente, che è impossibile restare impassibili o insensibili di fronte ad esso. Sono molti gli aspetti che si potrebbero sottolineare; forse qui è utile considerare i due diversi atteggiamenti delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, che rimproverano a Gesù che il loro fratello non sarebbe morto se egli fosse stato presente.
Esse personificano due atteggiamenti possibili di fronte alla prova della morte. Marta, appena sente che sta venendo Gesù, gli va incontro. Di Maria l’evangelista dice semplicemente che se ne stava seduta in casa.
La richiesta da parte di Gesù nei confronti di Marta è che essa non si lasci chiudere l’orizzonte dalla morte fisica, ma apra gli occhi di fronte a colui che è fonte della vita. Gesù la provoca perché riconsideri il suo modo di confrontarsi con la morte e perché mantenga viva la sua fede: «chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno». Da qui l’interrogativo: «Credi tu questo?». Marta gli risponde: «Sì, Signore, ho creduto e continuo a credere che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». Siamo all’apice del cammino di fede di Marta, una fede viva e costante. Dal momento che continua a credere, Marta sta già sperimentando in se stessa la vita che non avrà più fine.
Dopo aver fatto il suo cammino di fede, Marta diventa annunciatrice della bella notizia della fede per sua sorella; va di nascosto a chiamare Maria, la quale si alza in fretta, accompagnata dai giudei, e corre incontro a Gesù. Di fronte a lui ha innanzitutto un atteggiamento adorante: «si prostrò ai suoi piedi». Maria non aggiunge nulla. Il suo gesto concreto di fede nella prostrazione contiene già il riconoscimento che Gesù è il Figlio di Dio che deve venire nel mondo. L’annuncio della fede di Marta l’ha completamente afferrata, e si è precipitata ad esprimere la stessa fede con un gesto di adorazione. All’interno di questa fede Maria dà spazio al suo lamento, alla sua debolezza di sorella ferita negli affetti più profondi. E proprio perché il grido del dolore è così intenso non può non toccare anche il cuore di Gesù, il quale «si commuove profondamente» e ridona la vita a Lazzaro.
Attraverso l’itinerario di fede di Marta e Maria si vede dunque che l’intento specifico dell’evangelista è manifestare qual è la vera missione del Figlio di Dio presso gli uomini: la vittoria della morte, l’ultimo nemico. La fede che ci è richiesta non è in Gesù come un grande taumaturgo, ma nel Cristo che è per ciascuno di noi «la risurrezione e la vita».