IL SALE DELLA SAPIENZA
Ai discepoli e a tutti i cristiani che continuamente sono tentati di rinunciare alla propria identità e di adattarsi, Gesù affida il compito di essere “sale della terra” e “luce del mondo”.
Prendiamo in considerazione il primo paragone usato da Gesù: “sale della terra”; una metafora - a nostro parere - molto curiosa e coinvolgente. Per gli antichi il sale ha una speciale importanza religiosa: esso infatti è preso come simbolo di durata e di valore, in quanto serve per purificare, per dare sapore al cibo (Gb 6,6) e per conservare. Era ingrediente indispensabile nei sacrifici (Lv 2,13; Ez 43,24); in alcuni testi il sale è simbolo di alleanza o di pace (Nm 18,19; 2Cor 13,5). Il sale è inoltre figura dei valori religiosi e morali, dei quali deve essere ripiena la parola del cristiano (Col 4,6).
Partendo da questa metafora, Gesù formula una domanda a dir poco strana: «se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?». Come immaginare infatti un sale non salato? Può forse esistere un sale che perde il sapore? Certo, il sale raccolto al Mar Morto in Palestina, misto com’era ad altri elementi, poteva divenire facilmente insipido. Ma forse Gesù usa un paradosso, come per il cammello che passa per una cruna di un ago. Come non è possibile che il sale perda il sapore, così non è possibile che il discepolo si snaturi. Il sale – come si può comprendere – è figura dell’intimo valore che caratterizza il discepolo che in nessun modo può privarsene. Non si tratta dunque di divenire sale, ma di essere quello che siamo, mantenendo la nostra identità.
Nel rito del battesimo, fino a prima della riforma, il celebrante metteva in bocca al neonato qualche grano di sale e diceva: «Ricevi il sale della sapienza; ti giovi per la vita eterna». È un rito oggi caduto in disuso, ma che esprimeva bene quell’invito di Gesù ad essere sale. Il rito parlava di “sale della sapienza”. In effetti – scriveva san Giovanni Crisostomo - «quanto devono essere saggi coloro dai quali dipende la salvezza degli altri! Occorre loro una virtù sovrabbondante, in modo da parteciparne i vantaggi anche agli altri uomini. Ebbene se voi non avrete abbastanza virtù per comunicarla anche agli altri, - sembra concludere Gesù, - non ne avrete neppure abbastanza per voi stessi» (Giovanni Crisostomo, In Matth. 15,6s.).