CALCOLARE, RIFLETTERE E SCEGLIERE
Il brano del vangelo odierno termina con delle parole sorprendenti, che probabilmente qualcuno di noi vorrebbe tanto addolcire: «chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Gesù spiega questa affermazione, questa richiesta radicale, con le due parabole che vengono prima e che sono un invito alla riflessione. Con esse egli invita gli uditori a soppesare bene le proprie forze, prima di mettersi alla sua sequela, che rappresenta un ideale molto alto, ma pieno di rischi e di difficoltà. In entrambe le parabole si consiglia, prima di iniziare un’impresa, di verificare attentamente se si hanno i mezzi per portarla a termine, per evitare di doverla lasciare a metà. E così Gesù sembra dirci che la sequela non è fatta per i superficiali, per gli avventati, per coloro che sono forse solo infatuati dalla sua parola. Prima di accingersi a seguirlo occorre “calcolare e riflettere bene”, occorre cioè rinunciare a qualcosa e fare scelte consapevoli. Fino a che uno non rinuncia a niente, non ha ancora scelto; scegliere vuole dire eliminare delle possibilità, prendere una strada e lasciare le altre.
E a chi desidera seguirlo, il Signore propone di rinunciare praticamente a tutto; bisogna rinunciare al possesso, cioè al diritto di usare e di abusare dei propri averi; e occorre soprattutto accettare la logica della croce!
Ma come se non bastasse, c’è poi nel Vangelo un’altra frase ancora più impegnativa e più dura: «se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Questa espressione non toglie il rispetto e l’obbedienza e l’onore verso i genitori. Vuole dire anzitutto che il rapporto con i genitori o con i figli o con chiunque altro, viene subordinato al rapporto con il Signore. Il criterio ultimo delle scelte diventa dunque Gesù Cristo; Gesù Cristo deve essere messo al di sopra di qualunque altra cosa, al di sopra dei nostri guadagni, ma anche al di sopra di ogni altro impegno, di ogni altro legame. L’affetto per i genitori o figli o amici non può essere il criterio ultimo di scelta; non deve prevalere, in caso di conflitto, sulla volontà del Signore.
Impariamo dunque a dare al Signore tutto noi stessi. E tutto quello che diamo al Signore, il Signore ce lo ridà in cambio, ma trasfigurato, trasformato con la ricchezza dell’amore e dello spirito della fede.