LO SPIRITO, MAESTRO INTERIORE
Nella solennità di Pentecoste la liturgia ci presenta alcune parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli nel contesto dei “discorsi di addio”: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre… egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Al dono dello Spirito viene attribuita dunque da Gesù una duplice funzione: anzitutto quella di vincere la solitudine del discepolo nel mondo; poi quella di illuminare l’esistenza del discepolo attraverso un insegnamento definitivo.
Non passi inosservato però che la venuta e la permanenza dello Spirito presso il discepolo è collegata strettamente all’amore; all’amore del credente per Cristo e all’amore di Cristo e del Padre per il credente. Lo Spirito sembra essere il sigillo di questo amore e, proprio in quanto forza di amore, in grado di produrre vicinanza e comunione.
Lo Spirito è promesso per sciogliere ogni paura e dare al discepolo la convinzione ferma di non essere abbandonato, di avere con sé la presenza del suo Signore, anzi la presenza di Dio stesso; «se Dio è con noi - dirà Paolo - chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). Ancora: lo Spirito è designato come «un altro Paràclito». Si sottintende, dunque, che Gesù è stato un primo Paràclito, cioè un primo difensore dei discepoli; di fronte al mondo è stato lui, Gesù, che li ha difesi, lui che li ha rafforzati nella fede e nella speranza, lui che li ha aperti al dono dell’amore e alla scelta del servizio. Ma ora la presenza di Gesù viene meno e qualcun altro deve prenderne il posto: lo Spirito Santo.
Egli, mandato dal Padre nel nome di Gesù, «v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto». E il discepolo è chiamato a non lasciar cadere nessuna delle parole di Gesù; le dovrà meditare e custodire nel proprio cuore, cercando di coglierne tutti i significati e i valori. Lo Spirito, da parte sua, non farà altro che suscitare e dirigere questa opera di assimilazione.
Chiediamo allo Spirito, maestro interiore, di rendere continuamente presente nella nostra vita colui per il quale viviamo, Gesù Cristo. Così egli ci permetterà di superare la nostra solitudine, ci illuminerà con una comprensione vivace dell’insegnamento di Gesù, ci permetterà di leggere le Scritture alla luce della Pasqua, ci rinnoverà interiormente donandoci un animo filiale e permettendoci di cercare sempre la volontà di Dio con amore e con gioia.