RICCHI DELLA FELICITA’ DI DIO
Nel vangelo di Luca le beatitudini hanno un tono diverso rispetto a Matteo, in primo luogo perché sono quattro anziché otto e poi perché sono accompagnate da quattro guai che hanno una funzione ammonitoria. È come un ultimo appello che viene lanciato perché l’ascoltatore riesca a modificare la sua condizione che viene presentata come pericolosa.
Gesù annunzia il Regno di Dio e viene dunque instaurato un potere che ha coordinate diverse da quelli mondani. Il potere mondano è definito secondo forza: militare, economica, culturale, di comunicazione, ecc… Fino a che governano i poteri mondani, l’ottica è quella dei giochi degli equilibri politici e dei vantaggi economici. Ma se Dio viene a governare, la prospettiva è diversa. Il criterio di valore nel Regno di Dio non è l’avere molti soldi o esercitare un grande potere. Quello che conta sono invece: giustizia, amore, pace, valori cioè che corrispondono alla logica della Rivelazione di Dio, specie quella che Gesù Cristo ci ha dato. Se nella prospettiva del mondo essere miti o essere misericordiosi e puri di cuore sembra valere poco, anzi in certi momenti può essere deriso, in realtà, nel Regno di Dio, sono i valori che valgono.
I cosiddetti “guai” non sono maledizioni, ma delle dichiarazioni di sventura. Gesù dichiara una felicità e dichiara una sventura. Nel momento in cui Dio entra effettivamente nella storia, nella vita degli uomini, avviene un capovolgimento. Succede che quelli che erano, dal punto di vista mondano, poveri si trovano arricchiti dal Signore e quelli che, dal punto di vista mondano, erano ricchi, si trovano a dovere fare i conti con una condizione di povertà, di sventura. Il povero è povero della felicità che il mondo può dare, ma diventa ricco della felicità di Dio perché Dio viene esattamente come salvatore, come colui che colma il vuoto e la carenza dell’uomo.
Questo capovolgimento sembra un tema costante in san Luca, a cominciare dall’inizio, quando Maria esprime la sua lode nel canto del Magnificat. Nella seconda parte annuncia una rivoluzione che più evidente non potrebbe essere: «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,51-53) Questa ricchezza appartiene, insieme con lei, ai poveri di Israele, appartiene a tutti quelli che fanno parte dell’Israele autentico.
Ebbene le beatitudini non sono uno sguardo di generica compassione, ma uno sguardo che va a rivendicare una dignità. Che hanno loro, proprio loro, i dimenticati!