A DIO TUTTO È POSSIBILE
Nella odierna pagina evangelica si possono distinguere sostanzialmente due parti: la parte dell’incontro dell’uomo ricco con Gesù e la parte della riflessione di Gesù, integrata dall’interrogativo di Pietro. L’evangelista racconta che un tale, pieno di entusiasmo e di generosità, corre incontro a Gesù e si butta ai suoi piedi interrogandolo: “che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù prima di rispondergli, cerca di renderlo consapevole delle implicazioni esistenti all’interno del suo atteggiamento e delle sue parole e gli ricorda i comandamenti della seconda tavola della legge. Il tizio gli fa notare di aver custodito questi comandamenti fin dalla sua giovinezza. A questo punto Gesù considera la situazione dell’uomo che ha davanti a sé una situazione ottimale ad accogliere la chiamata da parte di Dio. Marco annota infatti che Gesù lo “guardò dentro” e lo amò rimanendo meravigliato per l’onestà, il candore, la sincerità di quell’uomo. Allo stesso tempo gli comunica che è chiamato a qualcosa di più dell’osservanza dei comandamenti: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo”. Il modo cioè concreto con cui quest’uomo può ottenere il tesoro è la sequela di Gesù, spogliandosi di tutto quello che ha. L’amore di Gesù non è sufficiente a strappare quel ricco dal suo attaccamento alle ricchezze-sicurezze: egli alla fine manifesta il volto del discepolo mancato e triste. La risposta negativa rattrista anche Gesù, il quale però contrappone in qualche modo al rifiuto del ricco l’accoglienza generosa di coloro che ha davanti a sé. Intorno a sé Gesù ha il cerchio dei suoi discepoli più immediati, il cerchio dei discepoli che sono seduti ai suoi piedi. Gesù li richiama all’esperienza di gratuità che hanno fatto nel momento stesso in cui sono stati guardati e chiamati a lui e li porta alla constatazione: “vedete, impossibile agli uomini, ma non impossibile a Dio. Infatti tutto è possibile a Dio”. Così Gesù orienta verso Dio lo sguardo dell’uomo, che nella sua impotenza può solo disperare. Egli deve prendere profondamente coscienza della propria inadeguatezza; ma insieme gli viene aperto anche l’orizzonte: l’uomo può e deve sapere della potenza di Dio.