Gesù, dopo aver messo in crisi la religiosità dei benpensanti, come i suoi parenti e gli scribi, in qualità di maestro “siede” sulla cattedra-barca e insegna chiedendo un ascolto attivo per penetrare il “mistero del Regno di Dio”. Siamo sul mare, cioè nello spazio quotidiano dove Gesù sta tessendo i legami della nuova famiglia: qui ha chiamato i discepoli e qui sviluppa la sua relazione confidenziale con loro.
Quanto al tema principale di queste due brevi parabole, qui Gesù non tanto annuncia il contenuto dell’evangelo quanto piuttosto riflette sui successi e gli insuccessi a cui l’evangelo va incontro. Ma c’è un tema ancora più profondo e originario che consiste nell’annuncio che ci sarà un raccolto, nonostante tutto: a dispetto di ogni insuccesso, o resistenza, o umiltà di inizi, l’ora di Dio viene e con essa un raccolto abbondante, oltre ogni immaginazione, e soprattutto oltre ogni disperazione.
Il regno di Dio – ricorda Gesù nella prima parabola – non è mai il prodotto degli sforzi umani, ma di una Parola seminata al cuore del mondo che germoglia misteriosamente. Certo, la fecondità conosce tempi lunghi. La parabola del granello di senape rivela poi le proporzioni del Regno. Malgrado un inizio inconsistente e insignificante, questa Parola finirà per riportare un successo insperato, salvifico per molti. Una sola condizione a questa crescita misteriosa e insperata: che il seme sia gettato a terra e che sia un seme buono, senza scoraggiarsi o cedere alla tentazione di manipolarne e accelerarne la crescita con mezzi anti-evangelici (violenza, menzogna…).
Siamo dunque chiamati a vivere in modo privilegiato l’incontro con l’azione di un Altro che opera nell’umana impotenza, e a ricevere valore non da quello che siamo o facciamo, ma dal dono di una gratuità che sempre ci precede. È questo l’autentico straordinario che colma, superandole, tutte le attese del cuore umano.