AIUTARE IL PROPRIO FIGLIO A STUDIARE SI O NO?
…e come?!!?
Qualche giorno fa mi trovavo a parlare con una mamma sconsolata dall’impegno quotidiano, piuttosto “importante” in termini di tempo e di energia, con i compiti quotidiani del proprio figlio.
Durante il colloquio raccontava di quanto fosse fondamentale la sua presenza costante e di quanto fosse stancante (e talvolta frustrante) dover passare ore e ore ad insistere con suo figlio affinché rimanesse seduto e concentrato.
Quanti genitori si identificano in questo quadretto pomeridiano?
Immagino che non sia un caso isolato… e, a prescindere dalle polemiche circa i quantitativi di compiti assegnati, l’utilità di assegnare degli esercizi fuori dall’orario scolastico… resta la necessità, all’interno della maggior parte delle famiglie, di doversi confrontare con: aiutare o no i propri figli a studiare? E se “sì”, in che modo?
Le scuole sono ormai iniziate da qualche settimana e, dopo mesi turbolenti, al momento, sembra che il loro ritmo sia ripreso con regolarità. La lunga pausa che ha visto i bambini e i ragazzi lontani dai banchi e dalle loro consuete attività quotidiane, se aggiunta alla situazione che hanno dovuto affrontare dal punto di vista emotivo, oltre che pratico, ha sicuramente interrotto una routine e reso ancora più difficoltoso il normale sviluppo di crescita.
Se da un lato ci viene ripetuto costantemente che è importante accompagnarli e supportarli, soprattutto oggi che hanno più bisogno di noi e delle nostre attenzioni, d’altro canto spesso siamo combattuti e in difficoltà nel “dosare” la nostra presenza. Ci viene ripetuto che è necessario lasciarli sbagliare, che non dobbiamo, come adulti, fare i compiti al loro posto, ma allo stesso tempo ci viene chiesto di seguirli. Come trovare dunque la giusta misura?
Una prima riflessione che potremmo fare è quella sulla funzione che i compiti a casa possono avere nella crescita dei nostri piccoli. A prescindere dai numerosi studi e dalle diverse teorie sulle quali potremmo trascorrere diverse ore a disquisire, da Consulente Genitoriale, se mi trovassi con un genitore durante un colloquio a parlare di questa tematica, il primo aspetto che mi sentirei di affrontare è: l’unicità di ciascuna situazione. Non esiste una ricetta magica da seguire o un protocollo valido per tutti i bambini o tutti i ragazzi! …ciò che invece mi sentirei di ripercorrere sono alcune delle finalità con le quali solitamente gli insegnanti assegnano i compiti:
- Fare i compiti è un esercizio di responsabilità: attraverso l’assegnazione di tanti piccoli incarichi, esercizi… da portare a termine, i bambini e i ragazzi imparano gradualmente ad avere dei compiti, al di fuori dell’orario scolastico, dei quali sono responsabili;
- Fare i compiti durante l’orario pomeridiano, nel fine settimana o nei mesi estivi implica un’organizzazione e una gestione del proprio tempo, delle proprie risorse, delle proprie energie;
- Fare i compiti tra un gioco e una partita di pallone o una lezione di tennis equivale ad un esercizio di valutazione, di assegnazione delle priorità, di organizzazione;
- Fare i compiti a casa vuol dire trovare un metodo personale di studio, di memorizzazione, di lavoro, un’autonomia di lavoro.
e dunque, come genitore e come adulto, in che modo io posso supportare mio figlio nel raggiungimento di questi obiettivi?
Quando mi siedo al suo fianco e insieme leggiamo il diario, verifichiamo quello che deve fare… lo sto aiutando nell’assumersi le sue responsabilità, nella gestione del suo tempo, nel comprendere quali sono le sue priorità, nel trovare un suo metodo e una sua autonomia? Oppure sto cercando di fare in modo che si sbrighi, che non faccia errori, che rispetti gli impegni familiari, che segua le mie indicazioni, che impari il mio metodo?
Dimmi e io dimentico;
mostrami e io ricordo;
coinvolgimi e io imparo.
(Benjamin Franklin)
Ogni volta che un genitore mi chiede in che modo poter aiutare il proprio figlio a studiare, la prima cosa che domando è: qual è la finalità che entrambi date allo studio?
Ricordarsi la propria motivazione è la miglior carica, nonché il primo gradino che dobbiamo salire per poter essere di aiuto. Ricordare l’obiettivo all’altro e porsi in una posizione di assenza di giudizio è il secondo.
Spesso, soprattutto con i bambini e con i ragazzi che non hanno particolari difficoltà, lo scoglio più grande nel farli studiare sta nel far capire loro il perché sia importante farlo, cosa potrà offrire loro la scuola, quali sono le abilità che dovranno acquisire e quali mete potranno, grazie anche allo studio, raggiungere. Indipendentemente dal nostro giudizio e dalle nostre valutazioni.
All’atto pratico, iniziamo dunque con il porci, da adulti, in uno stato di ascolto e chiediamoci: quali sono le difficoltà che mio figlio incontra? In cosa ha bisogno di aiuto? Come mi sto ponendo nei suoi confronti? Che linguaggio adopero quando cerco di aiutarlo a studiare? Quali sono gli aspetti sui quali si può lavorare?
LO SPAZIO
Per studiare è importante che il luogo sia adatto: un ambiente accogliente, ben illuminato può fare la differenza. La stanza dove solitamente studia mio figlio com’è? E’ silenziosa? Come ci si sente? Proviamo a chiederci. Potrebbe essere una strategia, qualora non lo abbiate già fatto, coinvolgerlo nel rendere il suo spazio di studio più a misura sua e dei suoi gusti. Non servono grandi investimenti. Magari anche solamente una lampada da scrivania nuova può bastare a trasformare energeticamente un luogo.
IL TEMPO
Studiare con efficacia richiede l’individuazione della miglior fascia oraria per ciascuno di noi. Aiutare nostro figlio nell’organizzazione del proprio tempo è uno degli aspetti più importanti. Soprattutto se all’inizio, pianificate un momento della settimana in cui potervi sedere insieme a tutti i membri della famiglia e pianificate la settimana secondo le diverse attività e i diversi impegni. Per ciascuna giornata, scrivete o disegnate (a seconda dell’età) quali sono le ore dedicate allo sport, allo studio, al gioco e alla merenda! Non dimenticate infatti di intervallare ogni ora dedicata allo studio con delle piccole pause di svago che comprendano, a metà pomeriggio, qualcosa da mangiare che dia energia fino all’ora di cena. Molto importante è poi fare in modo che tutti rispettino i propri impegni individuali. Potrebbe essere anche un modo per parlare quotidianamente di ciò che si è fatto ed eventualmente discutere di quali sono stati gli imprevisti.
IL MATERIALE E L’ORGANIZZAZIONE
Per evitare che vostro figlio si alzi ogni 2 minuti per prendere qualcosa, fondamentale è che lui impari ad organizzare il suo piano di studio, il materiale che gli occorre, i libri, i quaderni e tutto ciò che può essergli utile. Soprattutto all’inizio facilitatelo nel fare una lista di quello che può servirgli. Non fate voi per lui lo sforzo di ricordargli le cose! Ricordate quale dovrebbe essere il vostro fine e tenetelo bene a mente.
IL METODO
Come accennavo all’inizio di questo articolo, i compiti a casa sono molto importanti per aiutare i bambini e i ragazzi a trovare un proprio metodo di studio. Anche in questo aspetto, non esiste una regola fissa: ci sono persone che apprendono meglio leggendo, altre ascoltando, alcune facendo schemi, altre ancora prendendo appunti. Man mano che si va avanti con il carico di responsabilità, dalle elementari all’università, ognuno di noi dovrebbe mettere a punto una metodologia sempre più personalizzata ed efficace al raggiungimento dei propri obiettivi. Facilitare, come genitori, l’individuazione di quale sia il metodo ottimale (dal punto di vista del rapporto costi/benefici) per i nostri figli è fondamentale. Ottimo è nell’illustrare il proprio metodo che può fungere da input. Deleterio può diventare l’imposizione di una procedura che non si addice all’altrui modo di apprendere e di ragionare! Via libera dunque al confronto e al dialogo, magari anche in presenza dell’altro genitore e degli altri fratelli… occhio però a lasciare libertà di sperimentazione e di scelta.
LA VERIFICA
Abbiamo detto che è importante non essere direttivi, ma questo non vuol dire che, soprattutto se ci accorgiamo che ci sono delle difficoltà non dobbiamo verificare come studia nostro figlio e quali risultati raggiunge. Parlando di autonomia, ricordiamoci che un’abilità molto importante che dovrà acquisire nostro figlio sarà quella di sapersi valutare da solo. Proviamo dunque, piuttosto che a calarci nei panni dell’insegnante, a coinvolgerlo nel raccontarci quello che ha studiato. Quali materie ti hanno maggiormente interessato? Quali difficoltà hai incontrato? Cosa ti ha incuriosito? Gli esercizi li hai trovati utili? In quale ambito del quotidiano potresti trovare utile una delle materie/degli argomenti che hai studiato?
Fate in modo che lo studio diventi uno spunto per dialogare e comunicare.
Coinvolgere gli adulti di domani ad interrogarsi su cosa stanno studiando, sull’importanza dei contenuti, la loro spendibilità… non solo li motiverà nel loro personale percorso di crescita e di istruzione, ma li aiuterà nel comprendere quali sono anche gli ambiti che maggiormente li coinvolono.
Se qualcosa per voi dovesse essere nuovo, chiedete loro maggiori spiegazioni. Date loro la soddisfazione di potervi spiegare quello che hanno imparato e gratificateli. Questo non solo li aiuterà nel rafforzare la loro autostima e senso di autoefficacia, ma li motiverà a proseguire.
La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.
(Plutarco)
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Scritto da Giulia Di Sipio, Counselor Relazionale (Iscrizione albo nazionale An.Co.Re n°275), specializzata in Counseling Gastronomico (autrice del libro "Il Cibo come via, gli Archetipi come guida"), Wedding Counselor e Consulente Genitoriale, da anni collabora con l'Associazione Orizzonte (www.associazioneorizzonte.it) per facilitare l'inclusione e l'autonomia dei ragazzi diversamente abili, promuovere iniziative volte a sostegno delle famiglie con disabilità e potenziare le occasioni di lavoro per una buona genitorialità. Dal 2020 collabora con la Parrocchia degli Angeli Custodi per offrire un supporto pratico ed emotivo a chi ne sente il bisogno, percorsi di accompagnamento al Matrimonio per le coppie, Orientamento scolastico e lavorativo, Mediazione dei conflitti. Responsabile e referente dello Sportello di Ascolto “La famiglia al centro” e “Parliamone Insieme II” , per informazioni e appuntamenti +39-347-1692195.