Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A (GV 1,29-34)

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“ECCO L’AGNELLO DI DIO”

 

  L’odierno brano evangelico espone il modo in cui il Battista vede venire Gesù e come egli gli rende testimonianza. In particolare, due sono i titoli messianici che Giovanni attribuisce a Gesù: lo indica come “Agnello di Dio” (v. 29) e come “Figlio di Dio” (v. 34). Segnala poi quelle che sono le sue azioni fondamentali: è “colui che toglie il peccato del mondo” ed è “colui che battezza nello Spirito Santo”.

  Ci soffermiamo brevemente sulla ben nota definizione “Agnello di Dio”, che è davvero molto originale e che quasi sicuramente richiama sullo sfondo le due figure veterotestamentarie dell’agnello pasquale e del servo di YHWH. Di quest’ultimo, infatti, Isaia dice: «Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (53,6b-7). Gesù, dunque, secondo Giovanni, non viene con travolgente potenza e abbagliante splendore; si presenta invece agli uomini del tutto esposto, indifeso ed inerme, senza potenza né violenza, proprio come un agnello. Ma in quanto Agnello di Dio, appartiene anche completamente a lui, perché Dio è il suo pastore.

  Come il Servo di YHWH, anche Gesù porta al posto degli altri il peccato del mondo. La funzione che definisce l’agnello è infatti proprio togliere il peccato. Il verbo impiegato significa propriamente “sollevare, togliere, prendere su di sé, eliminare, annullare” ed implica una dimensione espiatoria. L’oggetto di tale cancellazione è il “peccato del mondo”, che nella logica del quarto vangelo non è tanto un atto individuale, ma una risposta negativa dell’uomo nei confronti di Cristo.

  Innalzato sulla croce, in silenzio e senza fare opposizione, Gesù prende su di sé tutte le sofferenze e offre la propria vita diventando segno di salvezza. È ciò che avviene ancora oggi, quando nella celebrazione eucaristica, prima di ricevere la comunione, il sacerdote ripete a ciascuno di noi la frase detta da Giovanni: “Ecco l’Agnello di Dio”; segno che, come scriveva Origene, «egli non è né colui che lo toglierà, ma non lo ha tolto ancora, né colui che lo ha tolto e non lo toglie più, bensì colui che continua a toglierlo in ciascuno di coloro che sono nel mondo fino a che il peccato non sia soppresso dal mondo intero…» (Origene, In Ioan. I, 235).

 

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