APRIRE BENE GLI OCCHI
Ci incuriosisce forse nel brano odierno la domanda che Giovanni Battista fa porre a Gesù da due dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Come a dire, sei il compimento delle promesse di salvezza o sei ancora un profeta che indica il futuro, che rivolge ancora l’attenzione degli ascoltatori verso l’opera che Dio compirà in seguito?
È indicativo che Giovanni faccia porre questa domanda a Gesù, perché all’inizio del vangelo, il riconoscimento di Gesù, nel battesimo, poteva sembrare sufficiente, ma è evidente che il Battista ha qualche perplessità sul ministero di Gesù. Non corrisponde a ciò che lui aveva immaginato: la rivelazione della salvezza di Dio come un’opera così potente che avrebbe annientato e cancellato e bruciato tutto il male e l’ingiustizia del mondo e invece il male e l’ingiustizia continuano; Gesù non ha annullato il peccatore e al contrario ha un atteggiamento di accoglienza.
Nella sua risposta Gesù rimanda alle sue parole e alle sue opere. Le sue opere sono i miracoli, cioè manifestazioni di una potenza che viene esercitata a favore dell’uomo; dell’uomo che sperimenta dei limiti e che viene liberato per poter esprimere totalmente se stesso; dell’uomo malato che viene ricuperato all’integrità della salute e dell’uomo peccatore che viene ricondotto alla pienezza del suo rapporto con Dio. Ma Gesù rimanda anche alle sue parole dicendo: «ai poveri è annunciato il Vangelo», cioè una notizia di felicità e di speranza. Il vangelo raggiunge cioè anche le condizioni più misere, più basse dell’esperienza umana e le recupera. Il vangelo è capace di recuperare ogni uomo, anche il più disgraziato che si possa immaginare. In questo modo Gesù ricorda che Dio si è fatto vicino e invita ad avere gli occhi abbastanza acuti per vedere quanto sta accadendo; si vedranno certamente delle ingiustizie ma si potranno anche vedere dei segni della presenza di Dio, di un’azione d’amore, di salvezza, di vita e di speranza che Dio solo è capace di inserire dentro al tessuto della vita umana.
Le parole di Gesù ci ricordano qual è dunque il senso dell’Avvento. È tempo di speranza, tempo in cui ogni cristiano è invitato a rinnovare il desiderio e l’attesa di un mondo più integro e di un uomo più autentico.