Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (LC 6,39-45)

La pagliuzza e la trave. Commento al vangelo della VIII domenica del T.O.  (Testo e video TV2000) – La parte buona

TUTTO SI GIOCA NEL CUORE

           

            È il tema della figliolanza che ritorna prepotentemente in questa pagina di vangelo, proprio attraverso le diverse immagini di cui essa si compone. L'intera parabola è totalmente dedicata alla filiazione e, in modo ancora più preciso, alla paternità del discepolo: deve infatti vedere chiaro per poter guidare i suoi figli, essere un buon albero per avere dei buoni frutti, essere l’architetto che costruisce sulla roccia l’assemblea dei discepoli.

            Si tratta, dunque, di una parabola che richiama ogni discepolo di Gesù alla personale responsabilità educativa di essere testimone credibile dell’insegnamento del Signore. Una responsabilità che, innanzitutto, il credente ha verso se stesso prima ancora che verso gli altri: infatti, solo vivendo gli stessi atteggiamenti e comportamenti del Maestro e, di conseguenza, sono nell’usare la misura della misericordia con tutti, egli potrà davvero divenire a sua volta un maestro “ben preparato” (6,40), dal momento che Gesù stesso rimane il modello di comportamento insuperabile al quale il discepolo cerca di avvicinarsi nel suo proprio agire.

            È certamente un appello alla coerenza e alla consapevolezza della propria fragilità contro ogni ipocrisia; un appello, cioè, alla necessità di una personale conversione che possa pian piano far riacquistare la vista e che, per questo, ha necessariamente come punto di partenza il cuore.

            Tutto si gioca nel cuore. Ciò che l’uomo pronuncia viene dal suo profondo, dietro la parola c’è l’essere umano responsabile di ciò che dice e il valore da accordare alle parole dipende soltanto dalla qualità del cuore. Un buon discepolo, una buona guida potrà, allora, sì riconoscersi dalle sue parole, ancor più dalle sue azioni ma, soprattutto, dal suo avere in Cristo, unico Maestro, il fondamento solido cui aggrapparsi nel momento della prova (cfr. 6,47-49).

            Si potrebbe, a questo punto, quasi azzardare l’idea di un itinerario «obbligato» per il credente che, liberamente, decide di mettersi alla sequela di Gesù: un itinerario in cui l’«ascoltare», passando prima per il cuore, luogo della conversione, si lega al «fare», in un cammino che vede queste due azioni o, meglio, questi due atteggiamenti, strettamente uniti senza possibilità di scissione l’uno dall’altro.

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