Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C (LC 21,25-28.34-36)

Liturgia I Domenica di Avvento Anno B - www.maranatha.it

VIGILANTI NELL’ATTESA

           

            Adventus: il termine latino da cui prende nome il tempo che apre il nuovo anno liturgico esprime un intreccio di presente e di futuro, di possesso e di attesa. L’incarnazione nel tempo del Figlio di Dio, di cui faremo memoria nel Natale, troverà il suo compimento definitivo come evento salvifico alla fine dei tempi, quando verrà il Signore nello splendore della sua gloria e ci chiamerà “accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli” (colletta della I domenica). La liturgia della Parola di questa domenica ci fa volgere l’attenzione proprio al compimento della storia dell’umanità: è lì il fine della nostra vita, in base al quale siamo chiamati ad impostare anche il presente, perché l’incontro con il Signore avvenga senza paura.

            Il Vangelo, tratto dal discorso escatologico di Gesù in Luca, mette sotto i nostri occhi la transitorietà di quanto (sole, luna, stelle, mare), pur essendo creato da Dio, è percepito dall’uomo come definitivo ma adesso, con lo sconvolgimento degli ultimi tempi, diventa segno della nuova creazione. Così Gesù annuncia la sua ultima e definitiva rivelazione, che concluderà e coronerà la storia della salvezza.

            Di fronte a tutto questo, l’umanità è assalita dalla paura e dalla confusione. Eppure, assicura il Maestro, questa è l’ora della liberazione: ora i discepoli possono partecipare alla luce della vita del Figlio dell’uomo, che si è rivelato con la potenza e la gloria del Padre. È necessario prepararsi, sollevando il proprio cuore verso Dio, tenendolo lontano da preoccupazioni e ubriachezze della vita terrena. È la vita stessa, semplicemente, che può appesantire il cuore, se non si rimane vigilanti, in preghiera. Il verbo “vigilare” non sta qui ad indicare innanzitutto un’azione, un fare qualcosa, ma una vera e propria modalità d’essere. «Vigilare non fissa il momento del passaggio dal sonno alla veglia, ma piuttosto la condizione che ne segue: l’essere desto» (Bruno Maggioni).

            La nostra liberazione è vicina non perché temporalmente imminente, ma perché prossima ad ogni generazione. In questa prospettiva è il nostro presente ad essere decisivo! Siano l’attesa e il desiderio del ritorno del Signore a muovere i nostri passi di ogni giorno, per non essere nel numero di quei cristiani che, secondo Ignazio Silone, “attendono Cristo con lo stesso entusiasmo con cui si attende l’autobus alla fermata”.

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