Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (MC 9,30-37)

Io e un po' di briciole di Vangelo: (Mc 9,30-37) Il Figlio dell'uomo viene  consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

"CON UN CUORE DA “PICCOLO”

 

            Dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo, Gesù inizia ad insegnare ai suoi discepoli cosa significa andargli dietro sulla strada verso Gerusalemme. Egli attraversa in incognito la Galilea e, per la seconda volta, annuncia la passione-morte-risurrezione del Figlio dell’uomo; a Cafarnao, in casa, chiede conto di una discussione tra i discepoli lungo la strada e, con un bambino in braccio, offre nuovi insegnamenti sulle modalità della sequela.

            È curioso notare come questi pochi versetti menzionano i tre spazi principali del vangelo di Marco: “Cafarnao”, luogo degli inizi, la città in cui Gesù svolge il suo ministero; la “casa”, luogo in cui avvengono le conversazioni intime e istruttive, luogo della catechesi comunitaria; la “via”, luogo in cui i discepoli imparano a seguire Gesù verso Gerusalemme.

            In questo contesto Gesù chiede ai discepoli di che cosa avevano discusso «lungo la via». La domanda di Gesù è accolta da un silenzio imbarazzato: «Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande». I discepoli sanno di aver affrontato un tema non certo gradito a Gesù, quello cioè di chi tra loro dovesse essere considerato come primo. Sotto sotto sperano sempre di poter ricavare privilegi e gloria dal loro coinvolgimento nel gruppo di Gesù.

            «Allora, sedutosi - dice il v. 35 - chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». Sedendosi, Gesù assume l’atteggiamento tipico del maestro, e si rivolge espressamente ai Dodici, che hanno condiviso con lui la missione e che in seguito avranno un ruolo direttivo nella comunità: anche qui il suo insegnamento è rivolto alla chiesa di tutti i tempi, e in modo speciale ai suoi capi. Smaschera la logica del migliore a favore di quella del primo che si fa servo di tutti. Ed esprime questo attraverso un gesto molto simbolico: mette in mezzo al gruppo un bambino che sta a significare che discepolo e servo è colui che sa accogliere i deboli. Il bambino è qui infatti colui che è in condizioni di dipendenza, esattamente come uno schiavo.

            Un piccolo in braccio guarisce dalla voglia di concorrenza per arrivare primi, e ci fa assumere quello stile che porta a prendersi cura di chi non conta. Un piccolo in mezzo educa a moderare la voglia di conquistare o possedere gli altri. Un piccolo al centro premunisce dalla logica di ferire coloro che sono più deboli nell’affrontare la vita.

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