“SIGNORE, DACCI SEMPRE QUESTO PANE”
L’uomo - come è ovvio - da sempre cerca il suo sostentamento, di cui il creatore stesso si fa garante: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo» (Gen 1,29). Lo sa bene il popolo di Israele, il quale per quarant’anni si è nutrito di un prodigioso alimento nel deserto, a dire il vero poco apprezzato dai beneficiari immediati: quello della manna. Un popolo che Dio ha nutrito e dissetato, un popolo che ha protetto con le nubi della gloria. In tutto questo tempo Dio si è preso cura di questo suo popolo, della sua vita materiale, ma soprattutto della sua vita di fede. Non va dimenticato che l’esperienza del deserto è stata una lunga scuola di fede durante la quale Israele è diventato il popolo di Dio, ha imparato ad obbedire, a fidarsi di lui, a vivere di provvidenza, a lasciarsi amare come Dio voleva amarlo, vivendo nella dipendenza radicale da lui, riconoscendo cioè la verità di Dio come Creatore e Signore. Non a caso l’evangelista Giovanni nella pericope odierna menziona l’evento prodigioso della manna, quando i Giudei dicono: «è stato un pane disceso dal cielo, quello che hanno mangiato i nostri padri». Ora, la manna è il pane “che Dio fa piovere dal cielo”; è un alimento che basta per soddisfare le necessità di ognuno ed evita di creare divisioni tra ricchi e poveri. È dono di Dio e gli uomini possono raccoglierne soltanto la propria razione quotidiana. “È – come dice il libro della Sapienza – il cibo degli angeli, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto” (Sap 15,20). Si comprende perciò come da sempre nella teologia la manna sia stata riconosciuta come un’anticipazione del pane eucaristico che è il corpo di Cristo. È questo infatti il vero pane in grado di saziare ogni fame del cuore dell’uomo: «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
La folla sembra intuire il valore di questo pane, tanto da chiedere: «Signore, dacci sempre questo pane», una domanda molto simile alla formula contenuta nel Padre nostro: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Si noti come all’improvviso essi chiamano “Signore” colui che poco tempo prima avevano contestato. Forse i presenti sono impressionati solo superficialmente dal dono promesso dal loro interlocutore e quello che chiedono è perciò un pane materiale, solo corruttibile. A tale domanda Gesù però non si sottrae, perché sa che essa nasce da un desiderio e un anelito profondo insito da sempre nel cuore dell’uomo: quello di mangiare non più un pane qualsiasi, ma il pane vero, il pane eterno, il pane della pienezza che è lui stesso. E la folla percepisce che quest’uomo è capace di assicurare loro il pane di cui vogliono vivere, in maniera che esso non venga mai a mancare nel corso della loro esistenza.