Nell’ultima domenica di Avvento, la liturgia ci propone il brano evangelico dell’annunciazione, letto e forse meditato innumerevoli volte, tanto conosciuto che il suo significato appare chissà scontato o comunque chiaramente comprensibile, pur nel suo mistero affascinante.
L’evangelista accompagna il suo lettore all’origine, sollevando arditamente un velo sull’intimità di Maria, la madre di Gesù, per condurlo nel segreto sconcertante di una Parola che viene incontro all’uomo per farsi carne. Maria, protagonista di questo episodio, è presentata nel vangelo come modello del discepolo e del credente, proprio in virtù della sua relazione con la Parola divina. Ella è il prototipo dell’uomo credente, di colui che con una fede attiva e consapevole si mette alla sequela di Cristo.
La Parola che irrompe nella vita di Maria prende la forma di un singolare saluto: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (v. 28). Più che di un semplice apostrofe, si tratta di un vero e proprio invito alla gioia, modellato sulle esortazioni rivolte a Sion: “Gioisci, figlia di Sion, a te viene il tuo re…” (Zc 9,9); o ancora: “Giubila, figlia di Sion, rallegrati, Israele, gioisci ed esulta di tutto cuore, figlia di Gerusalemme […] re di Israele è il Signore in mezzo a te” (Sof 3,14-17); si può entrare nella gioia in virtù di una promessa che si sta compiendo.
L’appellativo usato dal messaggero divino (“piena di grazia”) suona per Maria come un nome nuovo, attraverso il quale l’angelo rivela alla vergine la sua condizione, la sua identità di donna colmata dalla benevolenza divina all’opera in lei. A Maria, svelata a se stessa dalla Parola che le viene incontro, viene donata la consapevolezza di un’identità in relazione: all’appellativo che la descrive come spazio privilegiato della manifestazione della grazia, l’angelo aggiunge: “il Signore è con te”, un saluto che indica un’elezione finalizzata ad una particolare missione, per la quale si promette assistenza e sostegno.
Questo è ciò che compie la Parola di Dio in Maria e nella vita di ogni credente: entrando in una storia, comincia a sollevare il velo sul volto del suo interlocutore svelandolo a se stesso, rivelandogli un’identità plasmata dall’azione divina. È una parola creatrice. Scrive infatti Sant’Agostino riguardo a questo episodio: «Egli scelse la madre che aveva creato; creò la madre che aveva scelto» (cf. Sermo 69, 3, 4).